Il Pittore che Rubò l’Istante Perfetto del Risorgimento
Torino, 2 aprile 1860. L’aria a Torino vibra di attesa. È il giorno in cui l’assemblea legislativa, appena ampliata, di una nazione in crescita, si riunisce. La cornice è l’Aula del Senato a Palazzo Madama, secondo l’antica prassi di inaugurare la nuova legislatura nella più anziana delle due Camere.
Il momento è così importante da essere immortalato non solo nella storia, ma anche sulla tela. Il pittore olandese, Petrus Henricus Theodorus Tetar van Elven, già affermato a Torino, e attivo sulla scena artistica locale dagli anni Cinquanta, cattura la scena saliente di questa giornata nel suo dipinto, Inaugurazione del Parlamento a Palazzo Madama.
Un’Assemblea trasformata
Nonostante la brusca interruzione della Seconda Guerra di Indipendenza a causa della pace di Villafranca, voluta da Napoleone III, tuttavia la spinta verso l’unificazione ha già travolto l’Italia centrale e insurrezioni divampano in Toscana, a Parma, Modena, Bologna. Dopo la fuga dei sovrani, sorgono governi provvisori che chiedono l’annessione al Regno di Sardegna.
Nel marzo 1860, dopo i plebisciti tenuti in Emilia-Romagna e Toscana, questi territori entrano formalmente a far parte del regno sardo. Il Regno di Sardegna raddoppia così la propria estensione.
L’espansione territoriale richiede un Parlamento ampliato. Le elezioni politiche generali per la Camera dei deputati si tengono il 25 marzo 1860. Il numero dei collegi elettorali passa dai 204 del precedente regno sardo a 387, e il numero degli aventi diritto al voto (basato su censo, capacità e istruzione) sale da 112.161 a 258.257.
La Settima Legislatura, inaugurata in una fresca e soleggiata mattina di primavera, è ancora quella del Regno di Sardegna, ma l’affiancarsi nelle sedute di rappresentanti piemontesi, lombardi, toscani, emiliani e romagnoli dà l’idea di quanto l’assemblea sia allo stesso tempo “non più solo subalpina e non ancora propriamente italiana”.

Viva il Re!
Fin dal mattino presto, molto prima dell’apertura delle porte, gli spettatori si affollano intorno a Palazzo Madama, riempiendo rapidamente le tribune destinate al pubblico.
Poco prima delle 10, il Re Vittorio Emanuele II (1820–1878), salito al trono dopo l’abdicazione del padre Carlo Alberto, nel 1849, attraversa in carrozza il breve tratto che separa Palazzo Reale da Palazzo Madama, passando sotto una sorta di arco di trionfo appositamente costruito. Il Re è accolto al suo ingresso in aula con “calorosi battimani e grida di ‘Viva il re'”.
I ministri recitano la formula del giuramento e i senatori di nuova nomina e i deputati eletti vengono chiamati nominalmente a rispondere “giuro”; quindi, il Re pronuncia un “breve e vigoroso discorso di inaugurazione” interrotto frequentemente dagli applausi e assai più roseo rispetto a quello del “grido di dolore” pronunciato a gennaio dell’anno precedente.
Una Galleria di Costruttori della Nazione
La tela di Tetar van Elven ritrae in un’immagine uno spaccato della classe dirigente che si appresta a plasmare la nascitura nazione. Tra i trenta personaggi identificati nel dipinto vi sono alcuni dei nomi più noti del Risorgimento:
- Camillo Benso Conte di Cavour (1810–1861): leader della maggioranza liberale alla Camera, promotore della modernizzazione del Piemonte e tra i principali fautori del processo che porterà all’Unità d’Italia. Sarà il primo Presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato.
- Massimo Tapparelli d’Azeglio (1798–1866): scrittore, pittore, politico. Sotto il suo governo, negli anni Cinquanta, prende avvio nel regno sardo un programma di riforme di ampio respiro. La sua presenza nel dipinto contraddice sottilmente il suo celebre detto, poiché la classe dirigente raffigurata “già si sentiva pienamente italiana”.
- Alessandro Manzoni (1785–1873): romanziere, poeta, tragediografo tra i maggiori scrittori italiani, autore de I promessi sposi. È Senatore del Regno.
- Urbano Rattazzi (1808–1873): esponente della sinistra democratica al Parlamento piemontese, nel 1852 stringe un’alleanza parlamentare con Cavour, il cosiddetto connubio, e durante il suo ministero ricopre la carica di ministro di Grazia e Giustizia e poi dell’Interno.
- Giuseppe Garibaldi (1807–1882): eroe dei due mondi, leggendario condottiero che per sostenere la causa italiana, si allinea alla monarchia sabauda nonostante le sue radici democratiche.
La a storia però si muove velocemente.
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Poco più di un mese dopo, il 5 maggio 1860, Garibaldi salpa da Quarto per la spedizione dei Mille. La sua rapida avanzata dalla Sicilia al continente suscita crescente preoccupazione a Torino. Cavour, per stabilizzare la situazione e riacquisire la direzione del movimento nazionale, appoggia l’intervento del regio esercito nello Stato Pontificio e nel Regno delle Due Sicilie.
Nei mesi successivi, nuovi plebisciti ratificano l’annessione del Sud, delle Marche e dell’Umbria.
La crescente estensione territoriale del Regno porta a un ulteriore allargamento della rappresentanza parlamentare. Quando l’Ottava Legislatura viene inaugurata, l’aula ellittica seicentesca è ormai troppo piccola per ospitare tutti i deputati. È così allestita un’aula provvisoria nel cortile di Palazzo Carignano.
È in quell’aula provvisoria che, il 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II è proclamato Re d’Italia per acclamazione. L’assemblea inaugurata il 2 aprile 1860 ha così aperto la strada allo Stato unitario.

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