Biblioteca

Vittorio Presbitero Le uniche informazioni che lo riguardano sono quelle annotate da lui stesso sui volumi del Fondo: era originario di Vogogna e fu avvocato.
Fra il patrimonio della Biblioteca sono state finora individuate 123 opere appartenute all’avvocato Vittorio Presbitero.
Dalle prime ricognizioni fatte fra il materiale dell’Emeroteca, si può supporre che molte delle testate più importanti dell’Ottocento siano riconducibili a Presbitero.

Arrivo e storia del fondo

Non sono finora stati trovati documenti che indichino la data e le modalità dell’arrivo del Fondo Presbitero, fra i meno conosciuti e studiati del Museo. La presenza su alcune delle opere di numeri d’inventario della prima serie, annullati per la scomparsa del registro di riferimento, possono far supporre che il loro arrivo in Biblioteca avvenga fra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Quaranta del Novecento. Le opere attribuite al Fondo Presbitero recano sul frontespizio la firma del possessore.
La gran parte delle opere appartenute a Vittorio Presbitero finora individuate trattano di storia del Risorgimento italiano e sono molto spesso coeve agli accadimenti narrati. Opere filosofiche e politiche italiane e francesi del Settecento.

Vittorio Parmentola (Oulx 1903 – Torino 1985) repubblicano, fu tra i fondatori dell’Associazione Mazziniana Italiana e direttore del periodico Il pensiero mazziniano. Fu autore di saggi storici sul mazzinianesimo. Fra il 1973 ed il 1981 fu Direttore del Museo e si dedicò in modo particolare alla Biblioteca ed agli Archivi storici.
Nell’Emeroteca sono stati finora ricondotti a Parmentola:
Nouvelles de divers endroits, Bern (RI.286) (RI.C.29, INV. PER.154)
L’indicatore livornese: giornale di scienze, lettere ed arti, Livorno, 1829-1830, contiene indice manoscritto degli articoli del direttore Francesco Domenico Guerrazzi).

Arrivo e storia del fondo

Al 1973 risale la donazione della raccolta completa de L’indicatore livornese

Argomenti del fondo

Storia del mazzinianesimo e del Risorgimento italiano

Consistenza del fondo

Sono state finora individuate 668 opere donate da Vittorio Parmentola.

Terenzio Grandi (Valenza Po 1884 – Torino 1981), mazziniano fin dall’adolescenza, ebbe interessi molteplici ed, in particolare, per la politica, intesa eticamente come apostolato laico del dovere. Fu pubblicista e storico, editore e corrispondente di giornali e periodici. Esponente del Partito Repubblicano dall’inizio del Novecento, fondò e diresse Il pensiero mazziniano. Insieme alla moglie Ernesta fu tra i fondatori dell’Associazione Mazziniana Italiana di cui fu infaticabile animatore.
Nel 1992 il Museo promosse la pubblicazione del carteggio di Terenzio Grandi con Arcangelo Ghisleri dal titolo L’intransigente e l’idealista (1904-1938).
Nel 1980 Lorenza Grandi donò al Museo l’Archivio ed una parte consistente dei volumi della biblioteca del padre (circa 500 sono le opere di Terenzio Grandi conservate presso la Biblioteca Giuseppe Grosso della Provincia di Torino)
Il Fondo librario Terenzio Grandi contiene l’intera opera di Giuseppe Mazzini, larga parte della storiografia sul mazzinianesimo della prima metà del secolo scorso, volumi sul Risorgimento italiano, sulla storia dell’origine del Partito repubblicano e dei repubblicani dell’Ottocento, in particolare dell’attore Giulio Modena di cui Grandi raccolse l’archivio.
Nella collezione degli opuscoli particolare importanza hanno i documenti sulla storia dell’arte della stampa, le raccolte (da Grandi definite “Saggi”) di numeri sciolti di testate italiane e straniere suddivise per genere (ad esempio la stampa clandestina della Resistenza).

Renzo Rizzi iniziò la propria attività di libraio nel 1948 nella sezione antiquaria dell’editore Ulrico Hoepli. Nel 1954 aprì la Libreria antiquaria Renzo Rizzi in Via Manzoni 17 a Milano.

Arrivo e storia del fondo

In data 24 giugno 1957 il libraio Renzo Rizzi scrive al direttore del Museo professore Luigi Bulferetti per informarlo che una sua cliente, residente a 50 chilometri da Milano, vorrebbe alienare la Biblioteca Risorgimentale formata dal marito, deceduto da poco. La collezione è composta di 1.580 opere del Risorgimento in 2.340 volumi, 500 opere circa della Grande Guerra in 755 volumi, 7.539 opuscoli sciolti del periodo risorgimentale, 1.465 opuscoli sciolti della Grande Guerra, 843 opuscoli rari rilegati in 49 volumi. Dopo una serie di trattative ed i controlli necessari per escludere le opere già possedute dalla Biblioteca, il Museo acquisterà 1.450 opere monografiche e 7.382 opuscoli, rinunciando così al materiale sulla Grande Guerra.
L’acquisto del Fondo Rizzi viene perfezionato in data 16 dicembre 1957.
Gli argomenti più rappresentati sono la storia della Rivoluzione francese, del Triennio rivoluzionario italiano e del periodo napoleonico con particolare riguardo alle cose d’Italia. Importanti soprattutto le due miscellanee RIZZI.535 e RIZZI.679 (quest’ultima definita del Catechismo repubblicano), che raccolgono, fra gli altri, opuscoli e fogli volanti pubblicati a Venezia e nelle Isole Ionie fra il 1797 ed il 1799, alcuni dei quali veri pezzi unici. Storia del Risorgimento italiano con opere di carattere generale ed altre su battaglie ed avvenimenti politici specifici, biografie ed autobiografie, storia di altre nazioni europee contemporanea al Risorgimento italiano.

Narciso Nada (Torino 1925 – 2004) fu professore di Storia del Risorgimento nell’Università di Torino dal 1950 al 1990 ad eccezione di una parentesi tra il 1962 ed il 1969 in cui ricoprì il medesimo incarico a Genova.
Collaborò con vari enti culturali piemontesi, fra cui il Museo, dove diresse l’Associazione Amici del Museo, e del quale fu, per vari anni, membro del Consiglio direttivo. L’opera del Professor Nada, grazie anche alla sua esperienza in campo biblioteconomico, è una costante della storia della Biblioteca: la sua collaborazione è stata infatti fondamentale per l’accrescimento ed il riordino delle collezioni, soprattutto fra gli anni Sessanta ed Ottanta del secolo scorso. Quello del professor Nada è un esempio della stretta collaborazione, prima di lui sin dall’apertura permanente del Museo nel 1908, e dopo di lui fino ad oggi, della messa a disposizione del Museo, della Biblioteca e degli Archivi storici di competenze da parte dei titolari della cattedra di Storia del Risorgimento dell’Università di Torino.

Argomenti del fondo

Risorgimento italiano e storia dell’Europa del 19. secolo con molte opere che appartengono alla storiografia risorgimentale italiana e straniera edite nella seconda metà del secolo 20. Molto importante anche per la rarità di alcuni documenti è la collezione di opuscoli.

La Gazzetta del Popolo, quotidiano politico fondato a Torino il 16 giugno 1848 da Giovan Battista Botero, Felice Govean e Alessandro Borella fu il più diffuso e popolare giornale piemontese fino all’inizio del Novecento. Il giornale venne chiuso il 31 dicembre 1983.
Nel 1932 venne costituito nella sede di Corso Valdocco l’”Archivio storico della Gazzetta del Popolo” con lo scopo di raccogliere i documenti ed i cimeli testimonianza della storia della testata (non si tratta, dunque, dell’archivio della redazione) e degli uomini che per essa lavorarono a partire dal 1848. Nel 1940, anno in cui l’Archivio assunse la denominazione di “Mostra storica della Gazzetta del Popolo”, la raccolta occupava ben 14 sale del palazzo del giornale.

Arrivo e storia del fondo

La donazione della SET (Società editrice torinese) risale al 1953. I cimeli ed i documenti della “Mostra storica della Gazzetta del Popolo” vennero fisicamente consegnati al Museo il 15 marzo 1956 racchiusi in 48 casse, del peso di un quintale l’una, accompagnate da un generale e sommario elenco di consistenza.
Si trattava di documenti d’archivio, libri, opuscoli, periodici, fotografie, manifesti, proclami, editti e cimeli che, nei decenni successivi al loro arrivo, vennero suddivisi fra Biblioteca, Archivi storici e Gabinetto Iconografico del Museo.
La gran parte dei libri e dei periodici venne catalogata a partire dagli anni Settanta; gli opuscoli ed i libri con argomento più spiccatamente fascista vennero invece schedati nei primi anni Duemila.

Argomenti del fondo

Storia d’Italia dal periodo risorgimentale fino alla caduta del fascismo; opere di politica, dottrina e propaganda fascista; classici della letteratura e della filosofia italiana e francese; raccolte di leggi; enciclopedie e dizionari.

Consistenza del fondo

Sono stati finora individuati 3.157 fra volumi ed opuscoli provenienti dalla “Mostra storica della Gazzetta del Popolo”.

Irene di Robilant (ca. 1895-19..?) saggista, fu autrice di Vita americana (Stati Uniti del Nord-America), prefazione di Giuseppe Prezzolini, Torino, Bocca, 1929, animatrice della Italy-America Society di New York e amica di Benedetto Croce.

Arrivo e storia del fondo

Il Fondo di Robilant è costituito da diverse donazioni pervenute al Museo a partire dal 1948; nel 1952 la contessa Irene di Robilant donò al Museo i libri ed i cimeli appartenuti al padre generale Mario Nicolis di Robilant.
La contessa dispose inoltre nel suo testamento che tutte le opere di carattere storico conservate nella Biblioteca di famiglia nel castello di Malgrà, fossero donate alla Biblioteca del Museo. Marilù di Robilant, esecutrice testamentaria della sorella Irene, inviò al Museo circa 500 volumi nel 1972. Fra questi, anche opere appartenute al bisavolo generale Enrico Morozzo della Rocca.

Argomenti del fondo

Opere, anche in edizioni francesi ed inglesi, sulla storia d’Italia e di Casa Savoia dell’Ottocento. Molti volumi hanno rilegature di pregio con i tasselli delle biblioteche familiari di provenienza (Morozzo della Rocca e Nicolis di Robilant).
La presenza dell’etichetta con segnatura sul contropiatto posteriore permette l’attribuzione alla biblioteca familiare di Robilant-Morozzo della Rocca di tre opere appartenute a Carlo Alberto di Savoia-Carignano, quai sicuramente le uniche della Biblioteca riconducibili alla famiglia reale:
L. A. Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’era volgare sino all’anno 1749, Milano, dalla Società tipografica de’ classici italiani contrada del Cappuccio, 1818-1821 (con legatura in marocchino verde del sec. 19. e piatti decorati a secco con riquadri in oro che hanno sui piatti il monogramma di Carlo Alberto impresso in oro)
H. G. Mirabeau, De la monarchie prussienne, sous Frédéric le Grand, A Londres, Louis Laurent Edme Lejay, 1788 (con legatura in cuoio del sec. 19. e labbri decorati in oro hanno sul contropiatto anteriore l’ex libris di Carlo Alberto)
E. Condillac, Cours d’étude pour l’instruction du Prince de Parme, aujourd’hui S.A.R. l’infant d. Ferdinand duc de Parme, Plaisance, Guastalle etc., Parma, 1782 (con legatura in cuoio del sec. 18., sui piatti, dorso e labbri fregi in oro, sul dorso tasselli con tit. e partizione in oro hanno sul contropiatto anteriore l’ex libris di Carlo Alberto)

Consistenza del fondo

Sono state finora individuate 229 opere donate da Irene di Robilant.

Cesare Alfieri di Sostegno (Torino 1799 – Firenze 1869) intraprese dapprima la carriera diplomatica che interruppe nel 1827 divenendo primo scudiere di Carlo Alberto. Dopo alcuni anni dediti a studi di scienze sociali, ebbe dal Re diversi incarichi, fra cui quello di Magistrato della riforma degli studi nel 1844. Grazie a questo incarico poté riorganizzare il sistema d’istruzione del Regno sardo, mettendo in pratica le sue conoscenze dei progressi compiuti in Europa nel campo dell’insegnamento. Nel 1847 fu nominato Ministro della Pubblica Istruzione, il primo del Regno di Sardegna.
Fu autorevole consigliere di re Carlo Alberto e fervido sostenitore della concessione dello Statuto di cui contribuì a stendere il disegno. Dopo l’armistizio Salasco fu, per due mesi, Presidente del Consiglio. Senatore, fu Presidente del Senato dal 1855 al 1860.
Il Fondo Cesare Alfieri è composto di 1.284 monografie.

Arrivo e storia del fondo

Il Fondo Cesare Alfieri venne donato al Museo dalla marchesa Margherita Visconti Venosta, depositaria dell’eredità risorgimentale Lascaris Cavour Alfieri, nel 1972, su sollecitazione del professor Narciso Nada.
Prima della donazione al Museo, i volumi del Fondo Cesare Alfieri erano conservati presso il castello di San Martino Alfieri. Le opere costituiscono soltanto una parte di quella che era la Biblioteca Alfieri verso la fine dell’Ottocento: una parte dei volumi posseduti venne infatti destinata all’Istituto di scienze politiche Cesare Alfieri di Firenze ed un’altra versata successivamente alla Fondazione Alfieri di Asti.
Curatore e riordinatore della Biblioteca Alfieri presso il Museo fu il professor Narciso Nada, fondatore dell’Associazione Amici del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano che in quegli anni presiedeva e successivamente consigliere del Museo stesso.

Argomenti del fondo

Opere relative agli uomini ed agli avvenimenti del Risorgimento italiano; dei principali uomini politici, storici e letterati francesi dell’epoca a riprova della profonda influenza che la cultura francese ha esercitato sulla classe dirigente subalpina dell’epoca; scritti di letteratura religiosa, con numerose opere sulla storia del cristianesimo e della Chiesa cattolica; opere di carattere pedagogico, relative ai problemi dell’educazione e dell’assistenza dei fanciulli per cui Cesare Alfieri ebbe vivissimo interesse.
Particolarmente ampia è la raccolta delle opere dei maggiori esponenti del liberalismo europeo dell’Ottocento: Guizot, Cousin, Tocqueville, Michelet, Madame de Stael, Sismondi ed altri.
Il maggior pregio del Fondo Alfieri è sicuramente il suo carattere europeo che documenta i legami che in quel periodo intercorsero fra l’Italia del Risorgimento e l’Europa, la storia dei movimenti liberali e nazionali ed il rifiorire degli ideali di libertà nella storia di una parte importante del continente nel corso dell’Ottocento.

Consistenza del fondo

1.284 monografie

Camillo Grandini (Milano 1909-1967) fu partigiano di Giustizia e Libertà. Nel 1944 fu deportato a Mauthausen con alcuni grandi intellettuali milanesi fra i quali l’architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso, da allora suo amico fraterno.
Grandini fu grande appassionato di storia ed, in particolare, della Rivoluzione francese e del Risorgimento italiano. Costituì una biblioteca personale di 4.500-5.000 libri molti dei quali con preziose rilegature.

Tommaso Villa (Canale d’Alba 1832 – Torino 1915) fu uomo politico ed avvocato. Deputato (1865-1909) e senatore (dal 1909), fu ministro dell’Interno (1879) e ministro di Grazia e Giustizia e dei culti (1879-1881).
Alla morte di Vittorio Emanuele II fu tra i più importanti sostenitori della creazione di un museo di storia patria da cui nacque, grazie alla sua influenza ed instancabile opera, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano.
Fu Presidente del Comitato esecutivo per l’Esposizione generale italiana di Torino del 1884 e Presidente della Commissione italiana per l’Esposizione universale di Parigi del 1900.
Gli Archivi storici del Museo conservano le carte del Fondo Tommaso Villa, acquistato nel 1993.
Il Fondo è costituito dai volumi degli Atti parlamentari dal 1848 al 1884 (mancanti i 6 volumi dei Disegni di legge, Relazioni, Documenti ed i 12 volumi delle Discussioni della Camera dei Deputati della Legislatura VIII, Sessione II 1863-1865) e dai Discorsi parlamentari del conte Camillo di Cavour raccolti e pubblicati per ordine della Camera dei Deputati, Torino, per gli eredi Botta, 1863-1872, volumi 1-11.

Alessandro Galante Garrone (Vercelli 1909 – Torino 2003), protagonista della Resistenza combattuta nelle fila del Partito d’Azione, fu magistrato per un trentennio, dedicandosi al tempo stesso agli studi storici. Dal 1966 al 1979 fu professore di Storia del Risorgimento nell’Università di Torino.
La Sezione AGG è composta di 941 opere di carattere monografico.

Arrivo e storia del fondo

Il Fondo Alessandro Garrone si formò nel corso degli anni Ottanta del Novecento in seguito a donazioni avvenute in anni diversi, ma non si tratta della sua biblioteca privata, andata al Centro studi Piero Gobetti.

Argomenti del fondo

Storia del Risorgimento italiano; storia dei movimenti politici europei dei secoli 18.-20.

Consistenza del fondo

941 opere di carattere monografico

Giovanni Marianetti (Pisa 1924 – Torino 2006) fu appassionato bibliofilo di vasti interessi e grandi competenze; formò “le proprie collezioni attraverso una ricerca fatta nelle rituali pause concesse da un’intensa attività manageriale”.

Arrivo e storia del fondo

La Collezione Risorgimentale di Giovanni Marianetti venne acquistata dalla Fondazione CRT nel 2007 e data in comodato d’uso al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano.
La collezione, costituita in molti anni di acquisizioni e ricerche, consta di opere relative ad ogni campo della cultura e della storia dell’Ottocento: opere dei maggiori pensatori e uomini politici italiani e stranieri del 19. secolo; notevole presenza della storiografia ottocentesca e novecentesca sul Risorgimento italiano; epistolari, memorialistica e biografie; editoria locale (in particolare piemontese e toscana), scolastica, per ragazzi; guide di viaggio.
Di alcune opere di grande successo e tiratura, è importante la presenza delle diverse edizioni susseguitesi nel tempo, come per I miei ricordi di Massimo d’Azeglio.

La Bibliografia garibaldina della Collezione è stata iniziata da Stefano Canzio (1898-1976) professore, storico, direttore del Museo del Risorgimento di Milano e diretto discendente di Giuseppe Garibaldi: il nonno Stefano (Genova, 1837-1909) fece parte dei Mille e sposò Teresita, terzogenita figlia del Generale e di Anita.
La raccolta fu proseguita e notevolmente accresciuta dal figlio Decio Canzio (Milano, 1930-2013), per più di trent’anni direttore generale della Sergio Bonelli editore e sceneggiatore. Si tratta di un fondo librario specialistico di circa 1.200 opere monografiche di e su Giuseppe Garibaldi.